tontolini va in olanda

Di come l'eroe della commedia italiana del cinema muto finisce per caso tra i canali e le piattezze dei Paesi Bassi e fra mille peripezie ne combina delle belle pur di tornare dalla sua amata, nella bella Italia dell'arte.

lunedì, dicembre 11, 2006

TI ME NO


Con la faccia sul pavimento faccio le flessioni per rendere il mio corpo meno repulsivo, per mantenere i muscoli in tensione, per stancarmi e rendere il tempo che scorre meno efficace nel convincermi che non esistono punti fermi. Sono qui a fare i conti con me stesso da quasi 5 mesi ormai. Ho capito che il mondo privato, quello intimo ed inaccessibile delle persone non cambia dopo un viaggio, non cambia dopo una laurea, e neppure dopo un matrimonio probabilmente. L'universo delle vite private della gente è silenzioso e misterioso come lo spazio infinito, ed il vuoto che si stende fra un pulviscolo e l'altro. Non ci sono metodi per arrivare ad altro se non attraverso la violenza di un impatto. La violenza dell'urto cosmico di coscienze e volontà. Ecco quello che può cambiare le persone e la fisica degli elementi. Noi viviamo le nostre vite in preparazione. Siamo come gli ammassi materici dentro la macchina Z. Pronti ad essere schiacciati sotto pressioni astronomiche, pronti ad esplodere come supernove, ogni nanosecondo della nostra vita. Siamo i soggetti di un esperimento di controllo assoluto, osservati da ogni possibile angolazione, con ogni possibile strumento, in ogni possibile posizione. Siamo analizzati, divisi, sezionati e riassemblati in ogni istante dalla nostra stessa mente, gomitolo di contatti avulsi da qualsivoglia relazione spazio temporale, ma saldamente ancorati alla forza della collettività. La mente singola, la mente duplice, la mente comune.
Il blog è un prodotto della mia mente, che è un prodotto del blog. Io ragiono così perchè tutto ciò che esiste mi è stato insegnato, in un mondo di ridondanze deittiche, in cui tutto dev'essere illustrato, persino l'illustrazione delle foto descrittive. Noi siamo la voce off della realtà. Ci raccontiamo quello che succede perchè siamo fuori dal film, fuori da ogni singolo fotogramma della nostra vita, perennemente fuori campo, guardiamo sempre qualche grado al di fuori dell'angolo di rifrazione universale. Eternamente dislocati, defocalizzati. Guardiamo stereoscopicamente, in alternanza ottica, per riprodurre l'illusione della tridimensionalità in un cervello che non contempla reali differenze fra oggettivo e soggettivo. Noi siamo innestati alla macchina. Siamo i figli dei motori. Ma non nel senso platonico della matrice. Non esiste iperurano nel mondo delle algebre inverse. Paul Virilio sostiene che siamo stati noi ad inventare l'incidente. Esso è un nostro prodotto. Un prodotto culturale, come i libri, la fisica, l'algebra. Ma noi, che ci nutriamo di oggettività e produciamo soggetività non riconosciamo mai l'epifanico essere del tempo. Il tempo non si svolge. Il tempo è. E noi ne interpretiamo i segni da un'angolazione che definiremmo divina, ultraterrena. Il tempo sfugge alla nostra comprensione, tanto quanto l'effetto che esso ha sulle congiunzioni, sui sinodi di forma e materia. Io non scrivo niente qui. Davvero niente. Non c'è inizio non c'è conclusione. Non mi muovo, se non per volontà ubiqua, ambigua ed ogni movimento annulla la meteria di un istante, la astrae e la riproduce. Io sono due: il me indicativo, materico, organico, reale, ed il me condizionale, animale, temporale. La connessione fra i due è una verità collettiva che costringe attimo per attimo alla tensione universale. Un mondo virtuale ed uno reale, sempre più sottile. Le parole dominano. L'astrazione convince più della complessità della vita e semplifica il caos. Potremmo governare ogni frammento di esistenza, se solo ammirassimo l'organicità della nostra termitica cultura, la sua inarrivabile energia costruttiva, potenza materica. Un giorno il senso dell'immane sarà parte di ogni corpo. Noi saremo incarnati dalle nostre astrazioni e saremo liberi di cambiare la realtà a nostro piacimento. Quel giorno è già arrivato, poichè il tempo non lo definisce.

3 Comments:

  • At 4:42 PM, Anonymous Anonimo said…

    Oddio!
    Capisco perchè tu non sempre hai voglia di fare i "compiti".
    E' terribile quello che ti stanno facendo!
    Ma non basta scrivergli questo per fargli capire che hai capito?
    Io non ci ho capito niente!?!?!

     
  • At 12:28 PM, Anonymous Anonimo said…

    Ho paura...non è che adesso che torni mi uccidi mentre dormiamo!!

     
  • At 6:06 PM, Anonymous Anonimo said…

    Non sono d'accordo sulla teoria secondo la quale l'urto sarebbe il motore dei cambiamenti di quel mondo privato, che secondo me invece cambia molto spesso e per un nonnulla. Forse questo è il problema vero. Sono d'accordo in buona parte con il discorso sull'astrazione e sul suo rappresentare un'ottima alternativa all'analisi della complessità. Non so se l'iperurano esista. L'iperuranio sicuramente.
    Me lo ha detto Scenna.

     

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