tontolini va in olanda

Di come l'eroe della commedia italiana del cinema muto finisce per caso tra i canali e le piattezze dei Paesi Bassi e fra mille peripezie ne combina delle belle pur di tornare dalla sua amata, nella bella Italia dell'arte.

mercoledì, novembre 22, 2006

ROSSO LEGGERO


Sesso. O come dicevan tutti cesso. Non che sia un argomento nuovo quello della prostituzione e della mercificazione del sesso, ma dopo più di tre mesi di permanenza qui mi devo pur inventare qualcosa da scrivere su sto blog. Il quartiere a luci rosse, o Red Light District, è un luogo estremamente famoso ad Adam. Diciamo che, assieme ai coffee shop è quello che rende la città più attraente, che la caratterizza, che le dà quel tono di colore e di trasgressività che la distingue dal resto delle capitali europee. Ovviamente questo è vero per i turisti, non per chi qui ci vive. Ed ovviamente è vero solo per i turisti sprovveduti, dal momento che ormai quasi tutte le grandi città dell'europa centrale ed orientale si sono munite di questo tipo di attrazioni. Mi è capitato di passare in questo quartiere da solo 2 volte da quando sono qui. In bici e di pomeriggio. Il resto delle visite le ho fatte per accompagnare i miei turistici amici o farmi accompagnare come un turistico amico. Certo, nulla da eccepire: se si viene qui è impossibile non fare un giro nel quartiere. Se non altro, almeno per sapere come sembra. Purtroppo non posso aggiornarvi sui prezzi precisi, ma mi hanno detto che con 15€ si può arrangiare qualcosa, soprattutto se sei con un'altra donna e sono loro a chiamarti. E la cosa capita spesso. (Mi dispiace Brillìo. Ti prometto che cercherò di reperire informazioni più dettagliate in vista di una tua futura visita, che, ci tengo a sottolineare, aspetto con viva inquietudine) Al centro del quartiere c'è una stupenda chiesa protestante del 1600, la Oude Kerk (o Chiesa Vecchia), che si fregia anche di una associazione sindacale e di sostegno delle prostitute, ospitata all'interno della sua struttura. Senza voler assumere posizioni che possano apparire bigotte, è un fatto oggettivo che lo squallore, nella città vecchia, nel pieno centro di Adam, si respiri ad ogni passo. Sono tutte ragazzine, spesso dell'europa dell'est o dell'africa, quelle che lavorano esponendosi in vetrina al ludibrio ed allo scherno del pubblico, dei passanti dei turisti. Non sono belle storie le loro, come le storie di tutte le prostitute del mondo, vittime di uno sfruttamento millenario dell'uomo sulla donna. Ma... c'è un ma. La tradizione storica, che esiste dietro questo singolare quartiere e che, durante la nascita ed il repentino svilppo della città, si è allargato ed esteso da una sola via ad un intero quartiere, è da sempre legata al turismo: gli uomini d'affari, fin dai primi del XVII secolo, venivano a soggiornare fra il porto vecchio e le botteghe dei mercanti, dove venivano accolti in pensioni ed ostelli che offrivano particolarissimi intrattenimenti, alimentando e dando da mangiare ad una larghissima fetta della popolazione che viveva di un tipo di mercantilismo meno istituzionale, diciamo. Dopo gli affari il piacere, che erano comunque affari. Non è cambiato molto l'aspetto della città: i turisti sono ancora in molti casi degli affaristi e dei mercanti, ed alla loro categoria si è solo aggiunta quella degli ingenui globalizzati in cerca di fica e turismo sessuale. In cerca, come diceva un mio amico italiano di qui, di esperienza. Ma... c'è un ma, dicevo: perchè al di là dello squallore e della discutibile tradizione sciovinista e maschilista che alimenta questo sistema, che di certo non può essere modificata con un paio di arresti e di multe, io sono assolutamente d'accordo. Non perchè trovo il meccanismo di 30€ (o 15) bocca, fica, culo - e sottolineo meccanismo - socialmente utile o empiricamente remunerativo. Non perchè quando, maschio 100% latino, passi in mezzo alle vetrine, alcune delle quali espongono delle bellezze paranormali, coperte a malapena, il feticismo imperante in ogni dove provoca un brivido di eccitazione (il che sarei sciocco se non dicessi che avviene). E nemmeno, come alcuni stanno pensando dirò, perchè le ragazze in questo modo sono assistite sanitariamente e legalmente, tutelate dal governo e pensionabili, perchè paganti contributi all'ufficio delle tasse cui sono regolarmente iscritte. No. Ma, molto più egositicamente, perchè il riconoscimento del fenomeno e il favorirlo equivale al riconoscimento di un fenomeno contraddittorio irrisolvibile: la società benpensante predica la redenzione e il boicottaggio di un sistema di mercificazione sessuale, ma essa ne è l'artefice e la generatrice. Ancora, parlando di nicchie di attrito, nei quali i sistemi scricchiolano e sono maggiormente sgretolabili, attaccabili e cedevoli, la prostituzione è da sempre il frutto di una cultura sessista. Ma un tempo era legata al sistema schiavistico. Da quando esiste il Borgo le cose sono andate cambiando. Ora la si definisce una professione, nei paesi più civili. Civili perchè riconoscono le contraddizioni della civiltà occidentale, e perchè non tentano di sopprimerle, ma provano a conviverci, nel rispetto di chi con questo attrito ci vive. In Italia la prostituzione non c'è, vero? Non c'è perchè non è un fenomeno italiano. Non è un fenomeno civile, ma proviene da un mondo di inciviltà ed immoralità, che troppo spesso tendono a essere fatte collimare, come definizioni. Io invece mi trovo a dover contraddire questo assunto: la prostituzione è senza dubbio l'apice della civiltà democratica occidentale, e quanto più il fenomeno è massificato ed immorale, tanto più esso definisce il grado di civiltà di una cultura. Ovviamente con esso molti altri sono gli indici possibili. Riconoscerlo significa renderlo parte di una cultura in via istituzionale ed introiettare suddette contraddizioni nelle istituzioni. Significa istituzionalizzare le contraddizioni sociali, per cercarne il superamento. Gli olandesi vanno molto poco a puttane. E non fumano molte canne. Molto meno degli italiani, per esempio, che invece vengono qui a farlo (portando una barca di soldi nelle tasche degli olandesi). Se anche noi fossimo capaci di accettare ed istituzionalizzare le contraddizioni sociali e culturali potremmo farne una ricchezza. In Italia, invece, si istituzionalizano le aberrazioni della democrazia e del capitalismo, come la corruzione, la politicizzazione capillare, la criminalizzazione e la monopolizzazione dei servizi. Noi siamo avanti, siamo già più che rivoluzionari, siamo postreazionari. Siamo già un passo oltre e amiamo mostrare del capitalismo solo l'essenza disumanizzante e freak, per mostrare al mondo, un po' così, che viviamo in un sistema socio-economico fallace veramente, ma serio, ma veramente te lo giuro a me mi puoi credere se te lo dico veramente! Solo che nessuno ci da retta... nemmeno noi. Siamo più avanti persino di noi!

domenica, novembre 19, 2006

LOVE JOB


Il grande dilemma del nostro tempo si articola in due semplici parole che hanno raggiunto gli apici opposti di un quadrato semantico esistenziale. Sul dizionario DeMauro/Paravia i due sostantivi in questione paiono non avere nulla in comune, ma proprio nulla. L'unica costante è l'oroscopo, lo zodiaco, che li vede sempre affiancati in una sorta di fatalismo categorico. Lavoro, Amore.
In effetti il lavoro è certamente: 1 impiego di energia diretta a un fine determinato; 2 attività propria dell’uomo, volta alla produzione di beni o servizi; 3a esercizio di un mestiere, di una professione, di un’arte; occupazione retribuita; 3b posto dove si lavora. Nulla da eccepire e poco a che vedere con l'amore. Eppure a parte le altre definizioni di questo improbabile sentimento, che poco si adattano al mio caso ("1a affetto profondo verso qcn.; 1c nella religione cristiana, somma benevolenza di Dio verso le creature | slancio spirituale verso Dio e il prossimo") c'è n'è una in particolare che attira la mia attenzione: "1b sentimento intenso ed esclusivo verso qcn., spec. una persona dell’altro sesso, basato sul desiderio erotico e sull’affetto". Esclusivo, sempre citando il DeMauro/Paravia, non può adattarsi molto al contesto emotivo se non in un ben preciso passaggio. Riporto qui tutte le definizioni per completezza: "1 che esclude; 2a diretto o dedicato solo ad alcune persone con esclusione di tutte le altre / che esclude qualsiasi interferenza da parte di altre persone per un forte senso del possesso; 2b riservato a pochi privilegiati; 3 che gode di un’esclusiva commerciale; 4 BU che ritiene valide solo le proprie idee". Fra tutte la 2a mi sembra decisamente la più adeguata a definire l'esclusività erotica. Ecco allora forse mi appare il velo di un legame fra le due cose, ma certamente nei termini di una indiretta connessione con l'individualità, o meglio con il Possesso, che risulta essere: "1a facoltà di disporre liberamente di un bene di cui si è proprietari o fruitori, di esercitare un diritto e sim." Mi pare che questa sia l'unica assonanza che è possibile identificare, quindi. Ma ci torno fra poco.
C'è poi certo la questione della famiglia, definita ancora come segue: "1 insieme di persone unite da un rapporto di parentela o affinità; spec., il nucleo formato dal padre, dalla madre e dai figli, che costituisce l’istituzione sociale di base della società; 2 casata, stirpe. Il lavoro, e l'ambizione ad esso, toglie tempo alla famiglia, che è l'istituzione base della nostra società. Il pilastro fondativo del mondo fin da molto prima del del proletariato, del latifondo, del sistema nobiliare, delle caste e delle casate (e qui mi fermo). La famiglia nucleare, con tutta la buona assonanza con la guerra fredda è da sempre l'arma più potente della società capitalistica. Marcuse, seppur piuttosto avventato nel proporre soluzioni estreme per riformare definitivamente la società, aveva ben capito come la famiglia fosse al fondo di una radicale dottrina reazionaria. Il clero e la nobiltà prima, così come la borghesia benpensante ora, fondano una buona parte del loro strapotere sociale sul condizionamento familiare. Non che sia solo questo, ci mancherebbe, ma il confine fra le radici diciamo così naturali della famiglia e la sua deviazione istituzionale (le definizioni di questi due termini le ometto per brevità) sono di certo piuttosto labili. Di quasto parlarono a loro tempo anche Marx ed Engels, come pure Deleuze e Guattari (seppur in senso leggermente diverso) ne L'Anti-Edipo, e Freud, Popper, solo per citarne alcuni. Diciamo che la possiamo definire, così per dire, tout court, una sorta di condizionamento sociale profondo, proprio perchè attecchisce ad una struttura relazionale basilare. Il dibattito è sempre aperto su questa questione, certo, e la psicologia ufficiale non può accettare di relegare la famiglia ad un mero articolo di repertorio del controllo sociale. E pur essendo essa il primo degli organi di controllo attraverso l'autorità parentale, non viene mai sottolineato come essa non sia assolutamente autosufficiente, ma del tutto incorporata nel sistema socio-mediatico in cui viviamo.
Già perchè il problema in definitiva è questo: la famiglia e l'amore hanno una storia comune finchè la definizione di amore resta quella di cui poco sopra, basata sul Possesso.
Dunque, provo a ricapitolare quanto detto fin'ora per non perdermi: la famiglia, che è alla radice di tutte le forme di relazione umana, è anche una istituzione ed è la sede dell'amore, inteso anche come esercizio del possesso e del diritto. E Il lavoro in tutto questo? Che c'entra? Bene. Esprimerò a questo proposito la mia personale opinione, che è solo mia e del tutto non condivisibile: il lavoro, assolve a due compiti, uno di ordine sociale e uno individuale. Partendo da quest'ultima notazione direi che esso può essere definito come un sistema di realizzazione delle possibilità di un singolo essere umano, all'interno dell'ideologia individualistica, che definirei, a sua volta, un sottoprodotto del sistema capitalistico. Come funzione sociale esso è parte di un meccanismo di sostentamento e di un sistema economico. Esso è retribuito, salariato ed è la base fondativa del capitalismo moderno. In quanto tale esso è uno strumento di due poteri in lotta fra loro ed ha potenzialità sovversive, anzi direi rivoluzionarie. Ma questo lo sappiamo tutti no?

Ed arrivo al punto: la famiglia ed il lavoro fanno a cazzotti perchè l'attrito che si crea fra di loro svela delle contraddizioni profonde del sistema: se sono troppo individualista (quindi ideologicamente asservito al capitalismo) trascuro la famiglia per l'ambizione e per il lavoro; se sono il vero proletario modello sono alla base di un sistema di potere che mi tiene in pugno (per lo meno in questo momento storico) e comprometto la famiglia perchè non gli fornisco un adeguato sostentamento. la favola dei "Due cuori ed una capanna" non funziona, soprattutto ora. E' sostanzialmente una favola moderna e per me una favola di estremo asservimento, nella quale la condizione ideale è quella di un isolamento infunzionale socialmente ed individualmente, del vivi e lascia vivere e dello svezzamento della prole in una dimensione sempre sul limite delle possibilità economiche familiari. E' di nuovo parte di una visione fatalistica e zodiacale della vita.
L'amore, invece, non è per me l'esercizio di un possesso e del diritto e non è libertà di avere una famiglia. Che cos'è precisamente è difficile a dirsi, ma è sicuramente un sentimento che si fonda sul riconoscimento delle duplici spinte cui siamo sottoposti, quella individuale e quella comunitaria, sociale e ci naviga in mezzo, sottile e morbido. L'amore non è per me la realizzazione di una favola ma la possibilità di effettuare scelte impreviste, alla luce di nuove conoscenze, di nuove possibilità. E' la possibilità, che ci rimane dalla nostra condizione preumana e preculturale, di reimpostare la vita per restare complementari all'interno di un diodo; il che significa rispettare le esigenze (indotte) individuali e quelle (edotte) sociali dell'altro e favorirle per il miglioramento di se stessi e del mondo. In altre parole accettare le contraddizioni profonde dell'altro e viverle come proprie. Accettare la duplice pulsione verso le ambizioni lavorative e quelle familiari e riconoscerle nell'altro come in se stessi, perchè parte di un - per ora - irrisolvibile conflitto. Questo conflitto di cui parlo è vissuto diversamente da individuo ad individuo, da famiglia a famiglia, da quartiere a quartiere e così via fino alle differenze generali fra nazioni e stati ed è per me davvero strettamente dipendente dalle condizioni economiche di base e dalle concrete possibilità di realizzazione individuale che offre il mercato di cui siamo parte. Ritorno a dire come ho sempre sostenuto da circa cinque anni a questa parte, che noi siamo dei prodotti sociali e che buona parte della nostra attività quotidiana consiste nel venderci, sotto forma di lavoro. Che almeno questa vendita ci consenta di trarre un profitto personale e una gratificazione sociale ed individuale mi sembra il minimo per rendere le giornate meno grigie. Io sono fortunato, perchè mi è stata data la possibilità di cercare un lavoro che mi piaccia (e di questo devo ringraziare mia madre, mia nonna, mia zia e la mia famiglia) e sono fortunato perchè amo una donna straordinaria, che sento mi completa in maniera assoluta. Ma sono anche bravo (o brawl), perchè queste possibilità non me le sono lasciate sfuggire e me le sono coltivate. Se non l'avessi fatto, avrei finito col rimpiangerlo in futuro e lo avrei forse fatto rimpiangere alla mia famiglia, a cui, invece, vorrei dare le stesse possibilità che ho avuto io. Possibilità che hanno poco a che vedere col denaro (ma un poco spesso decisivo). Sono invece, piuttosto, il frutto di una ricerca di se stessi, che ha sede primariamente nella scelta e nella pianificazione strategica del futuro e nella messa in discussione permanente di se stessi e delle proprie potenzialità e possibilità, nel rifiuto permanente dell'esercizio del potere per il potere. Sono la diretta conseguenza di un equilibrio che coordina se stessi al resto del mondo, in modo realistico e lucidamente appassionato.

venerdì, novembre 17, 2006

FRA CICO CICO

Niente male questi studenti internazionali. Gente divertente, piena di interessi, aperta al dialogo e quasi sempre sessualmente attiva. Gente che si sà divertire, in altre parole, ma pure consapevole di un certo ruolo sociale che gli spetta, pregna di una certa volontà di conoscenza che caratterizza la loro curiosità. Sempre a scrivere a prendere appunti, note. Diversi dagli studenti erasmus, l'ho già scritto altrove. Comunque oggi ho pranzato con una delle mie compagne di corso. Una certa Angeliki (questo farà ingelosire a bestia kiki?), che ha apprezzato molto la semplice cucina italiana (nu piatt de pasht nge lu suche). Una ragazza simpatica. Un po' piccola in effetti. Un'altra delle mie innumerevoli ammiratrici e plausibilmente una potenziale buona amica.
Ieri sono tornato a casa letteralemte fracico. Pioveva poco, ma della pioggia che fa qui. A loro, agli olandesi, pare gli faccia il solletico. Finalmente oggi c'è stata una bella giornata di sole, dopo più di una settimana di brutto tempo. Sono stato di nuovo a Vondel Park (clikkate sul titolo BRID(G)E per andare sul sito del parco in duch). Con il sole fa sempre più freddo.

Sto studiando roba interessante e molto stimolante. Infatti faccio molta più cacca in questo periodo. Oggi è venerdì. Dovrei uscire con qualche collega internazionale. Fra un po' faccio un giro di telefonate, così vedo se riesco a farmi una birra fuori. Nel frattempo mi preparo, che alle 8 ho la piscina. Saluti e baci a tutti e grazie per gli auguri. In particolare un abbraccio a MrBrillio, che penso continuamente e a cui faccio sempre riferimanto come al faro dello studentismo internazionale. Come dice Berry, "Be Strong!" Ah... a proposito. L'altra volta ho goduto molto: c'era un tizio in bici, una vera custom bike con letteralmente una poltrona sopra, che girava per la città con questo bolide, su cui era montata una radio. Ovviamente era nerissimo e con dei lunghissimi dredd nerissimi e la musica che ascoltava a volume altissimo era per l'appunto Berry Levington. Roba da matti. Il mio idolo.

P.S.: Per chi fosse interessato vengono a suonare Anthony B / Black Star ft Den-Den & Brother Marcusad Adam il 6 dicembre: 17€ + 3 res. (altra roba la
trovate su http://www.rootsmusic.nl/AdamReggaeGuideBody.htm)
P.P.S.: Jeff Han sul titolo. Roba da matti 2. Il mio idolo 2.
P.P.P.S: Davvero una bella foto kiki! Complimenti! Sei MITTICA!

giovedì, novembre 16, 2006

CIRCE OH!


Bene. Oggi è il mio compleanno e come d'obbligo mi regalo un post sul mio blog. Ma che regalo del cazzo... direte voi... e invece vi smentirò. Il post di oggi è solo per me e per le mia genialità, tanto elogiata anche nel basso dei paesi bassi. Dove vivo, qui ad Amsterdam, le gente è cordiale, la birra costa poco ed è davvero speciale. La mia casetta è piccola ma accogliente, da quando, con l'aiuto di qualcuno, ho cambiato la disposizione dei miei mobili. Il mio vicino spagnolo... pardon, CATALANO, che organizza orge con i suoi amici, mi ha regalato un bel paio d'etti di prosciutto spagnolo alla salute mia, che mi gusto di gusto. Sono un buon cuoco per fortuna e mi so cucinare qualcosa di davvero sfizioso per oggi (magari solo per me). Poi mi sparo uno dei film per cui vado pazzo. Fra poco deciderò. Me lo gusterò con tutta la sapienza da me accumulata nel corso dei miei studi sul cinema e sui media. Domani devo svegliarmi presto. Ho lezione alle 9. Quindi serata tranquilla. Domani piscina e birra con qualcuno dei miei ammiratori. Sabato cycling party nelle stanze del residence per raccattare altri fan. Direi che sono davvero soddisfatto. Non mi manca nulla qui, lontano dall'italia. Prodi non si produce per gestire un piano energetico efficace? Pecoraro Scanio non distingue un pannello solare da un piatto d'argento? Massimo D'Alema è convinto che inserirsi un pesce in un orecchio gli permetta di comprendere chiaramente qualsiasi idioma straniero? Niente riforme delle Televisioni, della Cultura, del Lavoro "Chi se ne frega!" direbbero i marinai di Ulisse sbattuti in fondo al porcile di Circe. "Che me ne importa!" strillerebbero i bimbi in coro con Lucignolo. "Ma vaffanculo!" dico io. Io valgo di più. Ma non perchè l'Italia non è alla mia altezza. Piuttosto perchè in italia c'è troppa altitudine. Io mi abbasso, stando in Olanda, dove la più importante delle preoccupazioni è davvero il Riscaldamento Globale, che potrebbe seppellire tutti sotto 15 metri d'acqua nei prossimi 15 anni. Dove il problema non è la guerra, perchè è chiaro che è sbgliata, ma come trovare un sistema per integrare l'idea che è sbagliata nella cultura generale. Certo che, appurato che qui si vive meglio, per molti aspetti ma non per tutti, mi domando: "Ma allora perchè io dovrei farmi problemi e dubitare sulle motivazioni che mi spingono a restare..." Nel senso: dato che A è meglio di B e che A è alla mia portata, chi me lo fafà a tornare a B? Bhè. Meditazioni profonde. Comunque non bisogna fare troppi paragoni, mi hanno detto. E' vero. In parte non stanno nemmeno in piedi. E poi dove sarebbe la convenienza: non posso vantarmi di altro che del cibo, delle bellezze naturali e del patrimonio artistico (ancora per poco, credo). Il fatto è che se la poltrona che ho sotto il culo è meglio della sediolina dell'asilo che mi hanno preparato a fianco, perchè mai dovrei cambiare posto? Fra un mesetto mi daranno 1000 euro di rimborso spese. L'anno prossimo 1000 euro al mese di borsa di studio. Se cominciassi un dottorato mi darebbero 1600 euro al mese (il primo anno soltanto, poi aumentano). Mi offrono da lavorare. Mi stimano. Io sono fregno. Ho l'impressione che sarei un po' sprecato a far firmare contratti porta a porta (con tutto il rispetto per chi lo fa sentendosi sfruttato e sprecato). Mi sentirei più adatto a fare cose che mi piacciono ed in cui sento di poter essere meglio, di poter dare del mio meglio. La musica è un bellissimo hobby, e non mi dispiace farla ed ascoltarla. Non sono nemmeno da buttare a suonarla. Invece vorrei davvero che il restauro e la presentazione dei film diventasse il mio lavoro. Ho studiato per imaparare come farlo e qui, alla gente come me, che si appassiona e studia, ci tengono. La gente così la curano e la convincono a restare, com'è giusto che sia. Come è GIUSTO che sia. Quindi, per citare un pezzo di storia italiana poco ascoltata dalla maggioranza: "Voglio ciò che mi spetta, lo voglio perchè è mio, MI SPETTA!". Non c'è molto altro da dire. Ho 28 anni oggi e molte possibilità davanti. Tantissime opzioni, ma un futuro solo: quello che mi è dato. Le mie scelte ne fanno un tempo prossimmo di rimpianti o un di trionfi e soddisfazioni. Le soddisfazioni. Ce ne sono tante e tanti tipi, ma nessuna è come la propria. Io sono uno studente, sono italiano e ne sono fiero in senso tutt'altro che patriottico. Io sono uno che ha imparato a lavorare per realizzare alcuni sogni, propri e di altri, dove lavorare significa mettere passione ed entusiasmo in quello che si fa. Mi và di pensarmi contento, impengato e coinvolto nello spazio di una vita: lo spazio che mi danno e dove me lo danno. Lo spazio che si apre. Io non cambio idea. Sono ancora convinto che Lenin e Marx avessero molto di più da dire di me (E come loro molti altri). Sono ancora convinto che bisogna cambiare TUTTO, in italia come nei paesi bassi. Sono ancora convinto che chi lavora a salario vive sotto servitù. Sono convinto che esitono ancora il proletariato e la borghesia. Ma il mio valore capitalistico è quello di un buon prodotto. Un ottimo prodotto. Non mi deprezzo col tempo e non soffro l'inflazione. Sono il cuore delle mie risorse, economiche e vitali. Colleziono successi ed insuccessi da sempre, ma quello che voglio rimanga impresso nella mia memoria, come nel mio epitaffio sono le belle cose, le belle persone ed i bei posti. I gesti di una vita che hanno un valore perchè li ho voluti fare, non dovuti.
Venitemi a trovare, amici. Vi aspetto.

P.S.: Perdonate la foto sfocata... non ancora mi impratichisco a dovere con il digitale.

martedì, novembre 14, 2006

BRID(G)E

Come il sogno di Penelope ti dissolvi all'alba e con la luce di questo nuovo giorno mi sfuggi come cosa eterea, aerea, come l'odore del caffè che impregna la mia stanza e che lentamente svanisce portato via dal vento freddo di questa città. Mi lasci un vuoto nei giorni a venire e una traccia di te, tuttavia, rimane su ogni superficie di questa camera, su ogni centimetro della mia pelle, perchè il corpo e gli oggetti hanno una memoria fisica che la mente non conosce, che la ragione ignora. Te ne vai. Buon viaggio anima, perchè, anche se è stato forse solo un sogno, tu qui ci sei stata davvero. Non come una turista, non da visitatrice, ma ti sei impossessata da subito dei luoghi, dei ritmi e dello scorrere di questa mia vita lontana e di questa città più vicina di quanto sembri. Sei stata una presenza rassicurante ed un tiepido tepore per me. Ti amo te lo dico ancora, perchè non ci sono altre parole per dire qualcosa che descriva i nostri giorni, mesi, anni insieme. Eppure è già poco, e neppure i ricordi bastano a raccontare i sentimenti e le emozioni. Forse un immagine sola... Allora scorro ancora le nostre foto insieme, le nostre immagini, per cercare un momento, un attimo, un istante che racchiuda questo sogno e che lo schiuda al mondo. Non ce n'è una che valga tanto... non può. Dunque lascio qui quella che mi fa venire voglia di riaddormentarmi per tornare da te, per restare a sognare dei nostri abbracci. Ricominciare senza di te è una scommessa. Riprendere il ritmo di un tempo che batte due impulsi quasi simultanei con un solo strumento è difficile. Mi prenderà una sincope. Ma sento ancora il tuo cuore. Lo sento anche ora battere, come quando accostavo l'orecchio al tuo seno. Questa città l'ho scoperta con te. Ha un colore che non immaginavo da quando i tuoi occhi ne hanno riflesso la luce. Un fascino stupendo, che non mi aspettavo, da quando ogni finestra davanti al panorama mi ha mostrato il tuo riflesso. Vivrei ovunque con te, in cima ad una montagna ed in fondo al mare, finchè ciò che circonda i nostri baci si possa chiamare casa io sarò felice e se pure fossero due alberi e un ruscello io con te vivrei.
Le campane suonano le 10. Devo lavorare e ritornare alle eccezionali banalità che mi hanno portato qui.
Ma non dimenticare che non vedo l'ora di tornare.

lunedì, novembre 13, 2006

SHI VA

Shi, va bene. Il giorno 10/11/2006 la mia ragazza ha compiuto 26 anni. La mia fantastica metà. A me invece hanno fatto una telefonata. Mi hanno detto: "Mister Lipòri? I am the officer of gevonden *** of GVB. I call to tell you that your backpack is found." Nel mio zaino c'era tutto... tutto tranne le mandorle tostate che mi aveva fatto mia nonna da riportarmi al nord. Quelle mancavano, perchè qualche fantastico olandese se l'è pappate alla salute sua. Che gli diano 100'anni di vita. Stiamo per mangiare, io la mia bella suo fratello e la sua bella. Nella mia stanzetta di amsterdam. Ho fatto una pausa per stare con loro e divertirmi un po'. Da domani, subito dopo averli accompagnati alla stazione a prendere l'autobus che li riporterà indietro ad Eindhoven per prendere un altro volo per Roma, la mia vita e i miei ritmi qui torneranno quelli di sempre ed avrò più tempo per scrivere delle avventure di tontolini. Per ora sappiate tutti che sono felice per aver avuto indietro da questa città fantastica un pezzo importante che avevo lasciato indietro come un coglione. E sono triste perchè domani sarò di nuovo solo, con il mio master e i miei giorni ventosi.

lunedì, novembre 06, 2006

LUT (UT) TO

Ho lasciato il mio PC sul tram, dentro uno zaino con ipod, libri, CD e altre cose piú o meno importanti. Vorrei bestemmiare, ma non avendolo fatto fin'ora non lo faró adesso, dopo una settimana. Le mie comunicazioni saranno, di conseguenza piú brevi e saltuarie. Un saluto a tutti.